Guida ai luoghi geniali

Il mio nuovo libro, in uscita il 21 novembre

Ed eccola, finalmente, la mia ultima fatica messa su carta. Questa volta non un romanzo, ma una Guida speciale, che mi ha permesso di coniugare due mie grandi passioni – la scienza e il viaggio – rivolgendomi idealmente alle famiglie con bambini e ragazzi al seguito (io stesso ho due piccoli viaggiatori in casa). Questo target giustifica anche la grafica accattivante che abbiamo scelto e il nutrito apparato iconografico a corredo del testo, fatto di immagini, cartine, icone simpatiche e colorate.

Nel testo troverete le mete più curiose in Italia tra scienza, tecnologia e natura: più di 100 destinazioni tra musei, parchi tecnologici, planetari, miniere, orti botanici, acquari e siti d’interesse geo-paleontologico. Un patrimonio davvero straordinario, in grado di nutrire la più famelica curiosità di grandi e piccini nonché di risvegliare il genio creativo di bambini e ragazzi, regalando loro un’esperienza didattica e magari ispirando nuovi sogni (“Mamma, ho deciso che farò il vulcanologo!” O l’astronomo o l’astronauta o il pilota o il biologo marino). Si va dallo straordinario MUSE di Trento alla Città della Scienza di Napoli, dal Museo Ferrari di Maranello a quello di Antropologia Criminale di Torino, dal Museo del Mare di Genova a quello della Bora di Trieste passando per grotte, acquari, miniere, musei sull’industria e parchi tecnologici, planetari, vulcani, osservatori astronomici e giacimenti di fossili dove vivere in prima persona l’emozione della scoperta, anche solo di un dente di squalo.

Il libro è stato molto complicato da mettere insieme e, come in un film, sono davvero tante le persone da ringraziare. Inizio dall’Editore, che ha accolto il progetto con entusiasmo, sciogliendo via via i miei stessi dubbi, per poi passare alla mia fantastica e paziente editor Lorenza Stroppa, quindi Vanessa Collavino per la parte grafica, Sarah dell’ufficio stampa di Ediciclo per tutto il lavoro che farà soprattutto da adesso, le decine e decine di Enti pubblici e privati, Musei, prof. universitari, naturalisti e fotografi sparsi in tutta Italia che hanno condiviso con me immagini, informazioni e consigli su ciascuno dei siti raccontati nel testo.

Questo libro non esisterebbe senza mia moglie Giorgia, che non solo ha ideato tutte le icone grafiche del testo e scandagliato l’Italia alla ricerca di siti e contatti da inserire, mettendo insieme un pauroso archivio dove io mi sarei perso in 0.8 sec, ma soprattutto perché ha insistito alla morte affinché io mi imbarcassi nell’impresa quando proprio non ne volevo sapere (l’idea del libro è stata sua); infine, il libro non esisterebbe senza i miei due bambini, Maya e Filippo, che mi insegnano ogni giorno il piacere di raccontare la scienza, con le loro infinite domande. Pertanto, e come sempre, il grazie più importante va alla mia famiglia.

Buona lettura e buon viaggio a tutti!

Italia coast to coast

In cammino dal Tirreno all’Adriatico, nel cuore del Bel paese

È un annetto che ho riscoperto la bellezza di camminare. Da bambini questa è una delle grandi conquiste insieme al linguaggio, poi accadono un sacco di distrazioni che ti portano a dimenticare l’arte di stare in piedi, nella sua versione più dinamica.

Oggi faccio decine di chilometri alla settimana, semplicemente evitando di usare l’auto. Mentre cammino – per andare in centro, in biblioteca, a fare piccole spese, etc – osservo, leggo, penso, prego, dormo, mangio. Si può essere tranquillamente multitasking, senza il rischio di ammazzare qualcuno. Non esiste stress, anche se il sole ti picchia sulla fronte o le moto sfrecciano sulla strada, lacerando il silenzio.

Sto ritrovando, proprio come i bambini, la gioia di rivedere un certo papavero sulla scarpata ferroviaria, quella di salutare il cane che non ti vuole tra i piedi, lo stupore nel riconoscere una cicala sull’albero, panciuta e mostruosa. Siccome chi cammina viaggia con tutto il corpo, non è necessario andare lontano: la dimensione è assai più profonda e dilata di suo le distanze.

Ho comprato da subito molti libri su cammini, spulciando in giro e chiedendomi quale fosse il più bello in Italia. Va detto che il nostro paese non è a misura di camminatore, nonostante sia stato fin dall’antichità terra di pellegrinaggi. Il fatto è che camminare in Italia diventa presto costoso: il problema fondamentale è l’alloggio, visto che non esistono ostelli diffusi e a prezzi popolari, a differenza che in Spagna o in Francia. È un peccato, date le potenzialità del territorio. Pensiamo alla via Francigena, alla via degli Abati, al Cammino di Assisi o alla più recente via degli Dei, tra Bologna e Firenze. In tutti questi casi dormire a prezzi accettabili (non 40 Euro a testa!), soprattutto in estate, è un’utopia. Teniamo conto che sul Cammino di Santiago con 30-40 Euro al giorno fai tutto (anche mangiare). Inoltre, non puoi chiedere al pellegrino di prenotare in anticipo: il bello è proprio potersi fermare quando le gambe non ne hanno più. Rimane la tenda, ma non tutti se la sentono.

Premesso questo, ritengo che uno dei cammini più straordinari che si possano fare in Italia sia il Coast to Coast tracciato da Simone Frignani, grande scopritore e disegnatore di percorsi alla scoperta del bello e del buono. Tra l’altro Simone è un mio conterraneo, anche se non ho il piacere di conoscerlo.

Il Coast to Coast che ci propone è ben descritto nell’omonima Guida di cui è autore, edita da Terre di Mezzo, e a cui è associato un sito internet da cui si possono scaricare le tracce GPS (gratis). In breve tempo, grazie al passaparola e alla cura con cui Frignani ha delineato il percorso, si è creata una bella community di viandanti pronti ad attraversare l’Italia, chi a piedi e chi in bici, e a condividere l’esperienza sui social.

Riporto giusto alcune note sull’itinerario, invitando chi volesse saperne di più a consultare il sito web, la pagina Facebook dedicata o ancora meglio la Guida stessa. Si parte da Orbetello, in Toscana, per raggiungere Portonovo nelle Marche, ai piedi del monte Conero. Ovviamente il tragitto è fattibile pure in direzione opposta. Sono 18 tappe a piedi o 9 in bicicletta, su mulattiere, sentieri e stradine, per un totale circa 400 km.

Il Coast to Coast regala una panoramica su alcuni degli scenari più affascinanti e celebri del nostro paese: dall’Italia etrusca, coi borghi del tufo di Sorano, Pitigliano, Sovana e Orvieto, all’attraversata del cuore verde della Penisola – l’Umbria – per poi fare un tuffo nella spiritualità, col tratto da Assisi a Portonovo. Non lontano dal capolinea, infatti, si trova Loreto, in cui sorge la Basilica della Santa Casa di Maria.

Se pertanto avete 3 settimane e la voglia di immergervi anima e corpo nella bellezza che fa bene allo spirito, mettete lo zaino in spalla e incamminatevi lungo un percorso dal nome capace di evocare suggestioni tutte americane. Vi aspettano la Maremma toscana, i monti Sibillini, l’azzurro di due mari e il meglio dell’arte medievale. Oltre, naturalmente, a un silenzio terapeutico.

“Andare avanti – In cammino per ridare un senso alla vita” di Christian Cappello

Il dramma vissuto da uno dei più celebri blogger italiani diventa occasione per un grande viaggio di solidarietà attraverso l’Italia: oltre 4000 km a piedi per raccogliere fondi per la ricerca sulla fibrosi cistica

Chi ha l’abitudine di gironzolare tra i blog di viaggio avrà sicuramente sentito parlare di loro. Sono Marta & Chris, ossia Marta Lazzarin e  Christian Cappello, la coppia di blogger vicentini che gestisce il celebre Blog di Viaggi.com, voce e riferimento di una vasta comunità di viaggiatori fai da te, turisti e avventurieri on the road.

Siamo nel 2015. La vita di questa coppia di giovani sta per raggiungere l’apice della felicità con l’arrivo del primo figlio. Hanno già deciso il nome: Leonardo. Nel mese di dicembre, dopo una gravidanza tranquilla, arriva il dramma che rimbalzerà sulle pagine di cronaca dei media nazionali. Marta viene portata d’urgenza in ospedale con febbre e forti dolori. Purtroppo moriranno sia lei, sia il bambino che porta in grembo, lasciando Christian e la famiglia nella più sorda disperazione.

Lui racconta che poco tempo prima Marta gli aveva confidato: «Nulla mi fa più felice che aiutare il prossimo. Credo che sia doveroso far qualcosa in più per sostenere chi ha bisogno. Mi sta girando nella testa un’idea: un viaggio itinerante in Italia per raccogliere fondi per la ricerca sulle malattie rare. Sarebbe anche un modo per farle conoscere alla gente».

Il 2 aprile 2016, sulle ali di queste parole che gli risuonano nella mente, Christian è partito da Bassano, dopo aver fondato la onlus Marta4kids. Il 2 aprile è il giorno in cui sarebbe dovuto nascere il piccolo Leonardo. Si mette in cammino, come scrive lui stesso, per donare e fare del bene, convertendo rabbia e dolore in amore, sorrisi e speranze. Impiegherà quasi un anno per percorrere 4000 km lungo tutta l’Italia, con lo scopo di visitare di persona i 27 centri di ricerca sulla fibrosi cistica sparsi sul territorio del nostro Paese. Camminando in questo eccezionale viaggio di solidarietà, incontrerà migliaia di uomini e donne – che spesso gli saranno accanto condividendone la strada – insieme a medici, giornalisti, malati e semplici curiosi. Una folla di vite in cammino si accoda dietro a questo ragazzo coraggioso come sappiamo esserlo tutti noi, laddove buttiamo il cuore in un progetto d’amore.

“Andare avanti” (Mondadori) è il commovente diario di questa avventura tra le persone e le loro storie. In assoluta semplicità e senza retoriche, Christian testimonia coi propri passi che l’aprirsi agli altri è una delle poche vie realmente terapeutiche che ci sono concesse in questo mondo. Che non ci sia retorica lo si vede dal finale. Vi anticipo che mi ha fatto venire un groppo in gola. Perché sì, alla fine bisogna comunque tornare a casa. Al proprio dolore. E si dice che quando te ne vai, quello che lasci alle tue spalle cristallizza lì, come imbrigliato in una veste gelida. E da casa riprende un nuovo sentiero, forse ancora più tortuoso, nell’ombra del quotidiano. Però adesso la forza che serve c’è tutta. È un abbraccio di voci, ricordi, polvere e sofferenze che ti hanno ascoltato e asciugato il sudore per centinaia di giorni.

 

 

A piedi lungo la Via Emilia per raccontare il Cammino di Santiago

Avevamo parlato qualche mese fa del suo ultimo romanzo, “Santiago” (Incontri Editrice), ambientato lungo i sentieri dell’omonimo Cammino. Lui si chiama Giuseppe Leonelli, 54 anni. Per gli amici, “Leo”. Seduti a un tavolino del suo bar nel centro di Vignola, che proprio in questi giorni è un candido fiorire di ciliegi, mi racconta non senza nostalgia i giorni trascorsi a camminare nel Nord della Spagna, sulle orme delle migliaia di pellegrini che ci hanno preceduto con le loro storie. Un’alchimia fatta di spiritualità e incontri, in cui dal nulla nascono relazioni che poi durano nel tempo, perché l’atmosfera del Cammino aiuta a svestire il proprio cuore da tutto ciò che non serve, che è pietra d’inciampo, che appesantisce il respiro. Non ultime, la fatica e quella lentezza terapeutica che solo il procedere a piedi – un passo dopo l’altro – può donarti. E scopri che coi tuoi piedi arrivi ovunque, commenta Leo. Ho visto gente arrivare da lontanissimo, ben oltre il punto di partenza ufficiale. Qualcuno è partito addirittura da casa. E la casa era in Polonia.

Alla fine lo spirito del Cammino ti rimane dentro come un’eco, nonostante il logorio del quotidiano vissuto su ritmi e in contesti ben diversi. L’eco di un altrove a misura d’uomo, dove crollano le barriere tra le persone e tutti facciamo parte di una stessa Storia. Forse è anche per testimoniare questa scoperta che Leo sta per ripartire, zaino in spalla e scarponi ai piedi. Stavolta non per Santiago (sarebbe il terzo Cammino), bensì verso la meno esotica Piacenza. La sua terra – la nostra terra, mi ci metto dentro anche io – è legata infatti in maniera inscindibile a un’antica strada romana, la via Emilia, oggi SS9, trafficatissima, che collega alcune delle più importanti città dell’Emilia Romagna. Leo la percorrerà a piedi da Cesena fino appunto a Piacenza, partendo il 7 aprile dalla chiesa di San Giacomo di Cesenatico che, pur non trovandosi lungo la suddetta via, evoca un legame con Santiago in virtù del culto verso lo stesso apostolo.

Ogni sera, a fine tappa, sarà il momento dei racconti, in una serie di incontri con l’autore dove Leo condividerà l’esperienza col pubblico e presenterà il romanzo “Santiago”. Ciò che più stupisce di questo progetto è proprio la scelta del percorso, così agli antipodi rispetto ai silenziosi scenari che affiancano il pellegrino verso Santiago. Qui è tutto un ingorgo di camion, gente che va al lavoro, studenti, zone industriali annerite dallo smog e splendide quanto caotiche città.

Se vedrete un uomo solo che cammina, con lo zaino in spalla e in direzione ovest, sapete chi è. Magari fermatevi con lui a scambiare una parola. In fondo il Cammino di Giuseppe Leonelli è anche una buona metafora della letteratura. Leggere e scrivere storie richiede lentezza, silenzio, ascolto, nonostante il flusso turbolento della vita, che gorgoglia attorno e non ha tempo da perdere. Quel tempo, onorato lungo il Cammino, diventa liberatorio, mi spiega Leo alla fine della nostra chiacchierata. I rami secchi rimangono là, a consumarsi tra i prati delle Asturie e il mare inquieto della Galizia, causa di tanti naufragi. Allora forse, una volta sperimentata la libertà dalla zavorra, non ha più importanza dove i tuoi passi si rincorrono l’un l’altro.

Copertina Santiago Leo

Tutte le tappe del cammino di Giuseppe “Leo” Leonelli lungo la Via Emilia

Venerdì 6 aprile              CESENATICO           Partenza.

Sabato 7 aprile                CESENA                    Presentazione presso Mondadori Bookstore

Domenica 8 aprile           FORLI’                     Presentazione presso Mondadori Bookstore

Lunedì 9 aprile                FAENZA                   Presentazione presso Libreria Moby Dik

Martedì 10 aprile            IMOLA                     Presentazione presso Mondadori Bookstore

Mercoledì 11 aprile        CASTEL S.PIETRO

Giovedì 12 aprile            SAN LAZZARO        Presentazione presso Libreria Squilibrai

Venerdì 13 aprile            BOLOGNA               Presentazione presso Libreria Trame

Sabato 14 aprile              MODENA                 Presentazione presso Libreria Emily Bookshop

Domenica 15 aprile        REGGIO EMILIA    Presentazione presso Libreria Strand

Lunedì 16 aprile              PARMA                   Presentazione presso Libreria Diari di Bordo

Martedì 17 aprile            SOSTA O DA DEFINIRE

Mercoledì 18 aprile        FIDENZA                 Presentazione presso Mondadori bookstore

Giovedì 19 aprile            FIORENZUOLA      Presentazione presso Cinema di Fiorenzuola. Tavola rotonda dopo la proiezione film “Sei vie per Santiago”

Venerdì 20 aprile            PIACENZA              Presentazione presso Libreria Fahrenheit 451

Per informazioni su orari e altro, vi rimando alla Pagina Facebook dell’autore

Per noi inguaribili nostalgici, un viaggio nel tempo ai mitici anni ‘90

È vero: gli anni ’90 sono stati un periodo splendido per essere ragazzi. Io li ho iniziati che facevo le medie, con le prime prove calcistiche (l’allenatore mi chiese se avevo comprato i piedi alla COOP), e si sono chiusi durante l’università, ossia nella piena età dell’innocenza. Ricordo che proprio nel 2000, tornando dal Brasile in aereo, domandai di poter vedere la cabina di pilotaggio. Nessun problema: ci fecero entrare e i piloti della TAM imbastirono, a sorpresa, un pippone incredibile: questi sono i fusibili, la manetta per abbassare il carrello, adesso vi spiego come si atterra, si schiva lo stormo di oche in volo, questo è per fare in teoria il giro della morte, a proposito di morte, il tastino giallo ci serve per sopravvivere – non lo tocchi signorina. Mancava lo spritz. È evidente che in quegli anni i piloti si sentivano soli per dodici ore in cabina, tra stracci di nubi che gorgogliano nel blu. Anyway, tutto ciò non succederà mai più.

Noi ragazzi di allora, capiteci, eravamo testimoni di qualcosa di grandioso: vedevamo cadere i muri, uno dopo l’altro, e c’erano folate di libertà che soffiavano da ogni pertugio. Ci sentivamo scompigliati, stupiti, letteralmente con le ali ai piedi, cioè attaccate alle Gazelle. C’era uno Stato da ricostruire – tangentopoli – e un’Europa che spalancava le proprie viscere ai nostri desideri. Ricordo tutti i giovani “stranieri” che conobbi durante gli interrail: eravamo così simili nell’esuberanza, nella voglia di mostrarci, innamorarci, raccontarci. Anche allora scoppiavano le bombe (pensiamo agli attentati a Falcone e Borsellino), ma la nostra fu comunque una straordinaria generazione centrifuga, boyscout inclusi (incluso the last one, alias il mio amico Bruce Willis).

Un altro dato di fatto è che gli anni ’90 durarono più di 10 anni. Iniziarono prima, col crollo del muro di Berlino e il mio prof di Lettere che entra in classe con la radio, l’accende e dice: “Oggi la lezione è qui. Ascoltate e ricordate”. E me le ricordo, prof, le grida di noi ragazzi a cavallo di quel muro che spaccavamo a picconate. Anni ’90 che poi sono finiti in ritardo, nel settembre del 2001, quando tutti ci siamo svegliati come da un sogno. Di sicuro, nessuno avrebbe fatto più compagnia ai piloti durante una trasvolata atlantica.

Poco tempo fa ho insegnato matematica in una scuola superiore. A un certo punto – era l’ultima ora del sabato – ci siamo un po’ persi in chiacchiere e i ragazzi mi chiesero come eravamo noi giovani di allora. Invitai a guardare fuori dalla finestra, in cortile. “Che cosa vedete?” chiesi. E loro: “Niente”. Ecco: ai nostri tempi, spiegai, avreste visto decine e decine di motorini, scooter, moto più qualche APE parcheggiati. Ci muovevamo molto per vederci e nessuno ci portava da nessuna parte. Tutto qui? No, anche altro. Eravamo musica, schifezze da un punto di vista nutrizionale, tantissima TV spalmata su pochi canali, telefilm (non si diceva serie TV), televendite (Il Baffo e Giorgio Mastrota), SMEMORANDA, Jack Frusciante uscito dal gruppo, walkman, credevamo in Quelo (“La risposta è dentro di te, epperò è sbagliata”) e partecipavamo al mercato clandestino di videocassette porno, dato che non era poi così facile, senza internet, accedere ai misteri della vita; l’origine du monde manteneva allora un’aurea prodigiosa, mentre adesso è accessibile via skype. Di bello c’è che così, via skype appunto, la morosa non rimane incinta.

Dove trovare tutto questo, oggi? In cantina? Magari, perché varrebbe un sacco di soldi, date le quotazioni su e-bay dei cimeli anni ’90. Io, di mio, posso buttare sul banco un intero VOLTRON in ottime condizioni e la serie completa della Nazionale di Italia ’90, coi calciatori in versione caricatura regalati dall’IP a ogni pieno di carburante (ma li ho perché mio padre era amico del benzinaio, altrimenti era una Mission Practically Impossible). Dicevo, dove farsi una full immersion in quell’irripetibile miracolo di fine secolo?

Qui viene il bello: sul divano di casa. È uscito infatti un libro di quelli non solo da leggere, ma da conservare, dunque pigliatevelo in libreria, non in biblioteca (giurochenonmihannopromessolatangenteselodicevo, n.d.r.). Anzi: quando mia moglie l’ha comprato è stata doverosamente cagnata (dal modenese, “sgridata”) dal pater familias poiché il libercolo in oggetto costa pure un pochetto (22 Euro) e lei torna a casa ogni giorno con un volume nuovo che poi trova anche il tempo di leggere, ma questo è un problema nostro. Premessa tutta ‘sta fola, si chiama “Notti magiche. Atlante sentimentale degli anni Novanta”, è edito da UTET e scritto dagli amici Errico Buonanno e Luca Mastrantonio. Amici in senso untuosamente di stima, nel senso che mica li conosco, anche se ci scambierei volentieri due parole e per principiare gli ho chiesto l’amicizia su Facebook.

La veste grafica – ricca di immagini e memorabilia – lo stile ironico e leggero con cui vengono portate a galla manie, vezzi, drammi (anche calcistici) di quegli anni ne fanno un testo imperdibile per le domeniche pomeriggio remember. Intendo quei giorni dove la nostra donna/uomo non è in linea su skype né altrove e fuori spiovicchia, c’è un velo di nebbia cenerina e la casa fa odore di silenzio, a parte il ferale stillicidio dal cielo. Allora è un piacere accucciolarsi nella nostalgia con un libro come questo fra le mani, coltivando quell’increspatura di decadimento interiore che fa sentire tutti noi il Mauro Repetto di qualcuno.

©DEVISBELLUCCI Se uno copia senza chiedere divento il T1000, noto anche come Terminator Serie 1000.

“Santiago” di Giuseppe “Leo” Leonelli (Incontri Editrice)

Trascinato, o meglio preso per mano da una catena di coincidenze, Antonio Baldini, artista emiliano in declino, parte col proprio carico di solitudine e fallimenti per raggiungere Santiago lungo il celebre Cammino. Sceglie la strada meno battuta, il cosiddetto Cammino del Nord: oltre ottocento chilometri a ridosso del mare, tra scenari di primitiva bellezza, scogliere tormentate dalle onde e silenzi che mettono a nudo il cuore e sembrano non lasciare appigli.

Sei un pellegrino? Sei credente? Che cosa cerchi? La via verso la Galizia è un susseguirsi di domande simili a pietre d’inciampo, abbandonate da migliaia di uomini e donne che si sono avvicendati sullo stesso sentiero. Antonio cammina sui loro passi, nell’ombra fioca delle loro storie, che in questo romanzo magico – come sa essere magica la vita quando impari a renderle onore – diventano l’eco di una preghiera laica e persistente, che trova comunque risposta.

Insieme ad Antonio, un’umanità variegata, fatti di incontri, addii, litigi e della gioia stupita di ritrovarsi solo qualche chilometro più avanti. Magda, Carlos, Elena, Frate Renato… accanto a giovani studenti senza nome, militari devastati dai ricordi, coppiette in viaggio di nozze ed esistenze irrisolte in cerca di un senso… Tutti insieme, masticando la medesima fatica e bevendo alla fonte della stessa meraviglia: una natura sovrana e indifferente che, unita alle relazioni profonde che fioriscono tra i camminatori, è in grado finalmente di lavare l’anima dalle proprie asperità.

Il problema, arrivati in fondo, è tornare a casa. Infatti, lungo quell’altrove che è il Cammino di Santiago, i sentimenti paiono non essere quelli a cui siamo abituati: dilatati ed essenziali, quasi un’ottava sopra, sono voce ed espressione di una comunità di cui fai parte. Buen camino! Dicono gli hospitaleros ad Antonio senza mai essere stati a Santiago, e queste due parole diventano un vessillo nel cuore, ben più importante del timbro che ogni giorno viene stampato sulla credential. Eppure assaporare una simile autenticità – sapere anche solo che può esistere – getta su di noi una luce nuova, aiuta a volersi e a volere bene, aprendo a quella misericordia verso le vite degli altri di cui tanto parla Papa Francesco. Tutto ciò accade anche ad Antonio, nell’epilogo alquanto imprevedibile (tranquilli: il protagonista non si fa prete).

Per questo Santiago, prima di tutto, è davvero un romanzo terapeutico. Che sazia di buono. Ancora di più, per noi viaggiatori, è una storia che letteralmente mette le ali ai piedi.

“Finché c’è qualcuno da amare” di Susanna Bo (San Paolo Edizioni)

Copertina Susanna Bo

La vita continua, la vita riprende, la vita si rinnova finché (o soltanto se) c’è qualcuno da amare. Un storia vera che, a partire da questo spunto, racconta di un ritorno alla luce dopo il buio. Sara, alter ego dell’autrice che inventa nomi nuovi per evitare l’imbarazzo di una narrazione in prima persona, vede morire il proprio marito e rimane sola con le figlie piccole, Sofia e Beatrice. Annichilita, aggrappata al passato, trascorre un’esistenza sospesa in quel limbo in cui il dolore è un’aria che offusca il futuro e si posa sulle cose come polvere. Ma in questo libro Susanna Bo non tratta direttamente i temi della morte e del distacco: l’ha già fatto nel suo precedente romanzo, “La buona battaglia” (San Paolo, 2016), che ho letto e amato e che invito tutti a prendere tra le mani, credenti e non. Perché c’è proprio bisogno di voci come queste, intimamente rivoluzionarie, che osano parlare di fede come di una dimensione capace di trasfigurare la quotidianità e soprattutto la sofferenza, sollevandola dal non-senso al tepore della speranza. Ora però è tempo di tornare a casa, e in “Finché c’è qualcuno da amare” l’occasione della rinascita, come spesso accade in ogni esistenza, è poco lontano da te. Ecco allora che i destini di Davide e Sara, i due protagonisti, finalmente si incrociano, si cercano, scivolando tra coincidenze che paiono conferme, fino a riconoscersi. Dunque solo una storia d’amore dopo una prima relazione finita tragicamente? No. A parte la penna delicata e, diciamolo pure, divertente, di Susanna, in questo libro stupore e grazia sono l’intelaiatura su cui si innestano le vicende. La sostanza è dunque altrove, in una dimensione di meraviglia che scorre accanto alla nostra e che illumina i passi di Sara e Davide, insieme a quelli di tutti noi. Al contempo, il racconto è una porta spalancata sull’intimità dei due protagonisti: le pagine scorrono leggere, si  ride e alla fine ti affezioni. Devo dire che non capita così spesso, leggendo un libro, di sentirsi accolti come fosse un’amica che parla di sé. Tanto che, arrivati all’ultima pagina,  viene voglia di conoscerla davvero questa Susanna Bo, la “vedova più allegra del Tigullio”, anche solo per ringraziarla di averci raccontato, con dolcezza e senza alcuna retorica, la verità più semplice e antica del mondo: veniamo dall’amore e solo di questo ci nutriamo. Dunque amare è per non morire di fame.