Il borgo fantasma di Monterano

In provincia di Roma, un’antica città perduta continua a richiamare, col suo fascino, escursionisti e romantici sognatori

Ecco uno di quei luoghi che si imprimono nella memoria per il loro fascino e l’atmosfera che li avvolge. Parlo di uno dei borghi fantasma più belli che abbia mai visto, in effetti un po’ difficile da raggiungere proprio come deve essere, ma nulla di drammatico se non ci tenete troppo alle sospensioni e alle gomme della vostra auto. Io, tra l’altro, avevo con me i miei due bambini che si sono divertiti molto.

Siamo nel cuore di una riserva naturale in provincia di Roma, al confine con quella di Viterbo. Il lago di Bracciano è poco lontano. In una spianata in mezzo alla boscaglia riposa da oltre duecento anni il borgo di Monterano, abbandonato nel 1799 dopo un saccheggio da parte delle truppe francesi. Quando gli abitanti se ne andarono, Monterano doveva essere un bel posto da un punto di vista architettonico. Oggi il colpo d’occhio sulle rovine della chiesa di San Bonaventura, del convento annesso e della fontana ottagonale che dominava la piazza è commovente, soprattutto per il senso di lontananza da ogni cosa, il verde degli alberi che vestono le colline in ogni direzione, il silenzio disturbato solo dal canto folle delle cicale. Il complesso di San Bonaventura, nella cui navata troneggia un gigantesco albero, venne costruito tra il 1677 ed il 1679 e affidato agli Agostiniani Scalzi, quindi agli eremiti servi di Maria di Monte Senario. Esiste un dipinto, nel palazzo Altieri di Oriolo Romano, in cui la chiesa è rappresentata, così possiamo sapere che aspetto avesse ai tempi. Leggenda vuole che nel prato davanti alla chiesa ogni tanto capiti di vedere un cavallo selvaggio, lì a vagabondare mestamente all’ombra delle rovine.

Non lontano da San Bonaventura si ergono le vestigia del palazzo ducale o castello Orsini-Altieri, in parte avvolte dai rovi che gli conferiscono un’aria assai romantica. Sulla facciata del palazzo venne realizzata, nella seconda metà del ‘600, una fontana, opera di Gian Lorenzo Bernini, in cui spicca la statua di un leone ancora oggi visibile che percuote la roccia con la zampa facendo zampillare l’acqua. Accanto ai grandiosi ruderi del maniero si notano un campanile – tutto ciò che rimane della cattedrale di Santa Maria Assunta, fondata nel XII secolo – e i resti di una terza chiesa, San Rocco, di cui sopravvivono l’abside e l’altare.

Sono impressionanti i resti dell’acquedotto, la prima cosa che vedrete del borgo una volta arrivati. Recentemente restaurato, attraversava le colline grazie a un canale sotterraneo che sbucava in superficie nel tratto finale, alle porte del centro abitato, superando la piccola valle ai piedi del castello con una imponente struttura a doppie arcate. Vicino c’è una terza fontana che sembra abbia funzionato fino a poco tempo fa, stando alle testimonianze di alcuni escursionisti delusi, incontrati proprio lì davanti con le borracce vuote in mano.

Grazie al suo fascino, Monterano ha fatto da set naturale a decine di film a partire dagli anni ’50, tra cui ricordiamo “Il marchese del Grillo” e “Ben-Hur”. Il borgo fantasma può essere raggiunto a piedi con una breve passeggiata, dopo aver percorso però diversi chilometri lungo una strada sterrata stretta e costellata di grosse buche, che immagino si trasformi in un torrente nei giorni di pioggia. Si possono raggiungere, in zona, anche una zolfatara e le cascate della Diosilla. Durante l’escursione vi sentirete letteralmente nel nulla, soprattutto nei giorni infrasettimanali, e le persone più suggestionabili potrebbero avere un po’ di timore. Non importa: indossate scarpe comode, prendete con voi acqua e cibo e non ve ne pentirete.